Dipinto raffigurante S. francesco Saverio, opera di Andrea Pozzo : è in corso il restauro
"... nella seconda cappella vi è un quadro grande ove vi è dipinta l’effige di San francesco Xaverio in piedi con cotta e stola, con un crocefisso alla mano sinistra in atto di predicare; sopra et a capo di detto quadro vi sono dipinti due angeli con nuvole. La cornice di detto quadro è di stucco ben fatta con fogliami sopra una conchiglia parimente di stucco con l’effige del sole in mezzo e da un lato e dall’altro parimente due cornucopii di stucco ben fatti... A di 14 giugno 1728


San Francesco Saverio nella Parrocchiale di Nemi: nuovi documenti d’archivio confermano l’attribuzione del dipinto.
Trova oggi una piena conferma documentaria l’attribuzione al pittore Andrea Pozzo del dipinto raffigurante San Francesco Saverio esposto al culto nella chiesa parrocchiale di Nemi. Il riconoscimento della mano dell’artista è stata sostenuta da Francesco Petrucci con una rigorosa analisi formale e stilistica dell’opera;[1] essa poi ha ricevuto un avvaloramento da quanto abbiamo successivamente aggiunto ricostruendo le vicende della cappella del Santo e del dipinto stesso.[2]
Fermo quanto considerato dall’Arch. Petrucci, anche le linee storiche già tracciate restano sostanzialmente convalidate dalle nuove notizie pazientemente ricercate e infine rinvenute: queste permettono di colmare quel comprensibile margine d’incertezza che rimaneva riguardo all’autore del dipinto. Le indicazioni cronologiche allora offerte, forti della ricognizione di vari documenti dell’epoca, avevano già permesso di affermare che sia il completamento della cappella sia il dipinto ebbero la loro definitiva sistemazione nell’arco di tempo segnato dalle Visite nella chiesa parrocchiale di Nemi del Cardinale Buillon de la Tour del 1695, e quella Apostolica del Vescovo Crispini, nel 1702: quest’ultima ci dava il termine ad quem riguardo la cappella e il quadro perché nella Relazione in Atto di Visita, vi è annotato che l’altare di “F. Xaverii abet iconam novam cum immaginem eiusdem Sancti”. E tale periodizzazione coincideva perfettamente con quanto è noto della vita del pittore gesuita, confortando per via storica, pur in maniera estrinseca, l’attribuzione del dipinto al Pozzo.
Ricordiamo che la vicenda si mostra legata all’edificazione di un oratorio per i confratelli del Ss.mo Sacramento dedicato al Santo che, come abbiamo descritto, subisce un cambiamento di indirizzo con la nomina all’arcipretato della chiesa nemorense di don Camillo Lupelli nel 1694. Costui diventa promotore della realizzazione non più dell’oratorio, ma della cappella nella chiesa parrocchiale. Consideravamo però che non era possibile determinare da chi fosse partita l’iniziativa: i Santesi che amministravano la chiesa, la Confraternita, l’Arciprete o altri personaggi più in vista, poiché non vi erano elementi che permettessero una sicura risposta riguardo alla commissione per la realizzazione del dipinto: sfuggiva così anche la possibilità di conoscere il pittore incaricato. E pertanto rimaneva storicamente fondata solo su convergenze cronologiche la paternità del dipinto e l’attribuzione ad Andrea Pozzo.
La Descrizione[3] cui avevamo fatto precedentemente riferimento per delineare lo stato della Cappella e dalla quale abbiamo ripreso a suo tempo notizie del dipinto, oggi appare alquanto lacunosa rispetto al nuovo documento individuato. Quest’ultimo, conservato fra altro materiale di natura economica dell’Arcipretura di Nemi nell’Archivio storico della diocesi di Albano, è una relazione vergata nel 1728, fatta dallo stesso Lupelli, dunque contemporanea della detta Descrizione. Essa, poiché tratteggia con somma cura tutti gli aspetti e lo “Stato di tutti i stabili, raggioni et effetti, coll’inventario de suppellettili sagre et ogni altro mobile spettante all’Arcipretato della terra di Nemi”[4] è più estesa e dettagliata, e vi è delineata dunque fra le altre cose in modo più puntuale anche la cappella di San Francesco Saverio contenendo indicazioni che permettono di tratteggiare in modo più chiaro alcuni aspetti della sua realizzazione. Le notizie ivi riportate specificano che essa fu voluta proprio dall’arciprete Lupelli, ma su indicazione del Vicario generale della Diocesi, l’“Ill.mo e Rev.mo Giuseppe Francesco Gualtieri” con consenso esplicito dell’Ordinario, “l’Eminentissimo e R.mo sign. Cardinale D’Estrees Vescovo d’Albano”.
Le informazioni contenute nello Stato degli stabili non ci offrono indicazione sull’inizio della realizzazione della cappella ma rimane che l’ingresso del Card. D’Estrees nella sede suburbicaria di Albano prese avvio nel luglio del 1698, spostando quindi in avanti di alcuni anni il momento d’inizio della trasformazione della stessa rispetto a quello che avevamo supposto. Invece nello stesso documento è indicata in modo puntuale la data d’inaugurazione della cappella, con la celebrazione della prima messa presieduta dal vicario del Cardinale, il diciassette marzo del 1702: per l’occasione egli donò all’altare sei ceri di una libbra cadauno.
Ma l’indicazione più importante ai fini dell’attribuzione del dipinto sta nell’esplicita affermazione che il quadro del San Francesco Saverio fu ricevuto dal Lupelli in quella stessa circostanza dalle mani del Gualtieri il quale, nel consegnare il dipinto all’arciprete, ne attesta la paternità artistica: “disse esser stato dipinto dal R.do Padre Pozzi giesuita celebre pittore”.[5]
L’attestazione risolve pertanto in via definitiva la questione riguardante l’esecutore del dipinto del Francesco Saverio nemorense, confermando quanto era già stato sostenuto per via di expertise e per convergenza degli elementi storici allora noti.
Nello Stato degli stabili viene anche indicata la spesa sostenuta per il dipinto, “come per ricevuta”, di dieci scudi: la somma non appare consistente, e conferma che il pittore, Gesuita, non realizzava le sue opere per ottenerne denaro, ma “Ad maiorem Dei Gloriam” e, come notavamo, al solo scopo di far stampare il suo trattato sulla prospettiva.
Altre indicazioni là vergate ci fanno poi conoscere che la spesa per la cornice in stucco, realizzata dal Mivarini di Castel Gandolfo, assommava a dodici scudi; ci confermano anche che, in via generale, tutto quello che riguardava la realizzazione finale della cappella e che l’avrebbe riguardata sempre più per il suo successivo mantenimento, sarebbe stato finanziato con le elemosine raccolte fra la gente: infatti, già per il suo completamento, due provveditori deputati, si erano adoperati a fare “quella poca cerca per la terra”, e con quanto trovato fatto costruire l’altare e il pavimento.
Da una puntuale lettura del breve testo, emerge però che anche questa descrizione, pur chiarendo in modo inequivocabile chi sia l’autore del dipinto, suscita dei problemi e fa sorgere ulteriori domande, che ci sembra corretto evidenziare. Il dipinto fu certamente pagato dall’arciprete il quale ne conservò la ricevuta. Ma la commissione al pittore fu sua? O venne formulata una domanda al Vicario del Cardinale perché provvedesse ad individuare un artista e fu dunque questi a scegliere il pittore gesuita? Questa seconda possibilità appare quella più evidente dal tenore del testo stesso: se la commissione era stata fatta dall’arciprete, non sarebbe stato infatti necessario che il Vicario gli indicasse l’autore del dipinto che consegnava. Possiamo dunque pensare che il Lupelli abbia esposto l’intendimento di completare con un dipinto la cappella del San Francesco Saverio al vicario del Cardinale, e che di quest’ultimo sia stata la decisione di chiederne la realizzazione al pittore gesuita. Rimane dunque che il referente sia stato il Vicario del cardinale, poiché non è possibile supporre che in tale vicenda possa essere intervenuto direttamente il Cardinale D’Estrees: il porporato, per tutto il periodo nel quale restò titolare della diocesi di Albano, in realtà soggiornò permanentemente in Francia, oberato dalle continue mediazioni e discussioni con i giansenisti, intervenendo nel governo della diocesi castellana solo tramite il suo Vicario.
Claudio Mannoni
[1] Francesco Petrucci, Una pala di Andrea Pozzo in Santa Maria del Pozzo a Nemi, in Castelli Romani, nov. - dic. 2012 (6), 163 -169, con cinque foto.
[2] Claudio Mannoni, La Cappella di San Francesco Saverio nella parrocchiale di Nemi, in Castelli Romani, mag.- giu.(3) 2014, pp 67-72, con due foto.
[3] A. Lupelli, Descrittione della Ven. Cappella di San Francesco Xaverio e suo inventario, a di 14 giugno 1728, Archivio chiesa Parrocchiale di Nemi, A.S.D.A.
[4] A. Lupelli , Stato di tutti i stabili, raggioni et effetti, coll’inventario de suppellettili sagre et ogni altro mobile spettante all’Arcipretato della terra di Nemi. 1728, A.S.D.A.
[5] Ivi, fol 8.